Sardegna, nei ricami di Chiara Vigo l’arte di tessere la seta di mare

Solo l’isola di Sardegna, territorio arcaico e misterioso, poteva concedere una storia che ha il sapore di una fiaba. I protagonisti? Sono il Bisso, filo di seta ricavato dalle onde del mare e Chiara Vigo, una delle ultime custodi di un’arte millenaria, che con cardo a spilli, fuso in ginepro, forbici e spoletta trasforma i filamenti prodotti dalla Pinna Nobilis (creatura marina in estinzione) in opere d’arte.

Dissalare e poi cardare. Con strumenti semplici e antichi. maneggiando fibre sottili, quasi impossibili da sentire al tatto, con il fuso nasce poi il filo colorato con una tintura naturale. Il procedimento è complesso e richiede molta attenzione e dedizione, qualità che solo una custode delle tradizioni, con formule e rituali affinati nel tempo è stata in grado di preservare e valorizzare.

Puoi portarmi via tutto, ma non l’anima del mio tessere

Chiara Vigo

Come una maga del mare, tra rituali di origine ebraica, canti che attingono alla tradizione melodica sarda e pillole di saggezza elargite presso il museo dove Chiara Vigo tesse i propri tessuti, il miracolo avviene e il bisso diventa oro.

Il bisso non si vende e non si compra. Le opere in seta del mare possono solo essere donate o ricevute. Un maestro di Bisso vive esclusivamente di offerte

Chiara Vigo

Una ninfa del mare, custode di antiche tradizioni, ultima depositaria dell’arte di tessere il Bisso, unica donna al mondo a conoscere la tecnica che trasforma la rara lanugine in composizioni tessili preziose, ha tra le mani una tecnica ammaliante e incantevole, candidata come patrimonio immateriale dell’Unesco.

La Pinna Nobilis, il mollusco che tesse la seta marina

Il mare che bagna il litorale di Sant’Antioco è popolato dalle gnacchere, dei molluschi molti simili a delle cozze, anche se molto più grandi, conosciute alla comunità scientifica con il nome di Pinne Nobilis. Gli esemplari più longevi possono raggiungere e superare anche il metro di lunghezza, producono perline colorate e generano dei filamenti che servono un po’ da ancora, per rimanere ben saldi sui fondali e anche come arma di difesa da usare contro i famelici polpi. La bava di cheratina prodotta da questi esemplari marini ormai a rischio estinzione si annoda nel corso dei mesi attorno al guscio. E’ questa la materia prima, il bioccolo delle gnacchere, da cui poi si ricava il bisso.

La lavorazione del bisso marino

La lavorazione di questo prezioso filamento è una tradizione antichissima che arriva in Sardegna assieme alla principessa Berenice di Caldea che venne esiliata a Sant’Antioco per essesi innamorata dell’imperatore romano Tito. Avere il privilegio di toccare con mano il tessuto è come un viaggio nel tempo che riporta nell’era dei patriarchi biblici, i cui mantelli venivano realizzati proprio con i tessuti ricavati dalla seta marina. La lavorazione del Bisso somiglia a un mantra che unisce canti ebraici a sonorità sarde.

La prima fase avviene tra le onde del mare. Si individua il bioccolo grezzo galleggiante tra i flutti. Ripulito da alghe e conchiglie viene poi pattinato con un cardo a spilli e lasciato in acqua dolce per settimane, acqua da cambiare ciclicamente

La seta del mare, status symbol biblico

Informazioni

Museo del Bisso
Dove si trova – Sant’Antioco – Provincia di Carbonia-Iglesias
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