Nel cuore del Mediterraneo più autentico, dove le mille sfumature di blu si confondono con il cielo terso, sorge l’isola di Pantelleria, vera oasi incontaminata in cui regnano pace e riservatezza. Aspra e densa di fascino, questa perla nera di origine vulcanica è celebre non solo per la bellezza dei suoi siti naturalistici – come il Laghetto delle Ondine, il Lago di Venere e l’Arco dell’Elefante – ma anche per la ricchezza enogastronomica che offre al suo popolo e a chi la visita.
Le distese di viti di zibibbo sono l’indiscusso simbolo di Pantelleria, da cui non solo provengono moscati e passiti, ma anche l’uva passa, le mostarde e le gustose marmellate. A proposito di enogastronomia, oggi vogliamo raccontarvi la storia di Salvatore Murana, viticoltore appassionato e radicato all’isola proprio come le viti nella sua florida tenuta. Rumoreggiando attorno a questa terra, Salvatore le conferisce un valore aggiunto senza dilapidarne le caratteristiche che la rendono unica nel suo genere: «un piccolo contributo – ci spiega – per far sì che la gente ne parli bene. Voglio che i nostri clienti dedichino del tempo a loro stessi, pensando “mi voglio bene, me ne resto qui un paio d’ore”. E poi credo che una volta finito di far bene ci sia sempre spazio per continuare a farne».
Una passione, quella per il vino, che Murana coltiva da piccolissimo: «La mia – ci racconta – è una famiglia di vignaioli da 7 generazioni. Volevo scappare dall’asilo e tornarmene da mio nonno che vinificava per sé». È stato poi Salvatore che ha introdotto il commercio, lasciando tutta la sua filiera produttiva a Pantelleria, dimostrando un amore sviscerato per l’isola: «Sono molto legato a questi terrazzamenti, dove i nostri nonni hanno versato sudore e a cui hanno donato la propria anima. Io cerco solo di mettere in risalto quello che il nostro popolo ha fatto per Pantelleria. Il mio è un legame indissolubile con la tradizione».
Un importante riconoscimento è poi arrivato nel 2014 dall’Unesco, quando la coltivazione ad alberello è stata inserita nella World Heritage List. Un momento di commozione, d’orgoglio e di tenacia che Salvatore Murana, sorridendo, commenta così: «Appena appresa la notizia sono andato al cimitero a dire due parole alla mia gente. Non finiremo mai di ringraziarli». Caposaldo della sua tenuta è, ovviamente, il passito, massima espressione al mondo di Vino di Calore, e come tutti gli altri vini, avvolto dalla mitologia, dalla cultura e dalla storia di questi luoghi incantati.
Salvatore Murana è anche a capo di una foresteria dove le prelibatezze offerte provengono direttamente dal suo orto, come le verdure e gli ortaggi. Specialità della casa sono sicuramente le melanzane coltivate in asciutto – quindi senza irrigazione – e arrostite sulla brace con i tralci di vite per poi essere trasformate in deliziose polpette. «Pantelleria non è un posto di mare – precisa Murana – bensì un luogo di terra. L’unico pesce che si pescava finiva poi essiccato e aggiunto nell’insalata pantesca». Oltre ai vini Salvatore è anche produttore di un fantastico olio extravergine, in cui frigge il pescato per poi farlo assaggiare ai clienti che restano stupefatti da tanta bontà e genuinità. Un posto, il ritrovo tutto pantesco di Murana, che non ha la velleità di farsi definire ristorante, ma ha come unico obiettivo il benessere delle persone. E proprio per questo motivo, chi visita le sue cantine entro due giorni dall’arrivo a Pantelleria avrà in omaggio 1 bottiglia di un eccellente zibibbo.
Parlare con Salvatore è come masticar la storia, è un inno alla cultura. Proprio come la sua terra.