Lo Zibibbo di Pantelleria è entrato a far parte del Patrimonio culturale immateriale dell’Umanità! Il 24 novembre 2014 l’UNESCO, all’unanimità, ha regalato al nostro paese un altro importante riconoscimento: la coltivazione ad alberello tipica dell’isola viene riconosciuta, insieme ai valori connessi all’agricoltura e al patrimonio rurale, come parte integrante del patrimonio culturale di tutti i popoli!
E’ la prima volta che una pratica agricola viene presentata come patrimonio culturale dell’Umanità. Questa particolare pratica, e la conseguente produzione di un prodotto unico al mondo, non svolge solo un compito economico, ma assolve ad una funzione sociale, capace di creare identità e cultura.
Originariamente lo zibibbo di Pantelleria era un vitigno chiamato Moscato d’Alessandria di origini nordafricane. Si pensa che il vitigno fu introdotto a Pantelleria dai Fenici, ma il territorio e le condizioni climatiche portarono subito alla modifica dei metodi di coltivazione. L’antico uso della vite ad alberello, basato sulla creazione di buche nel terreno, nasce dalla necessità di creare una protezione dai forti venti che caratterizzano l’isola per la maggior parte dell’anno, oltre a creare una conca che aiuti la raccolta dell’acqua.
Questa pratica si è dovuta adattare alla morfologia del territorio: Pantelleria è ricca di terrazzamenti coltivati ad alberello. Parliamo di coltivazione eroica: la coltivazione e la produzione dell’ottimo Zibibbo richiede una quantità di ore di lavoro che supera di ben tre volte quelle necessarie per le altre normali coltivazioni sulla terra ferma.
Ad oggi su Pantelleria troviamo circa 700 ettari di coltivazione ad alberello, con una produzione di circa 30mila quintali di uve. L’assenza di manodopera giovanile ha ridotto di molto la produzione di Zibibbo. Si spera, infatti, che questo riconoscimento da parte della comunità mondiale possa dare una grande mano alla viticoltura dell’isola di Pantelleria e di tutta la Sicilia!