La Palazzina Cinese di Palermo rappresenta uno degli edifici più stravaganti e particolari della città. Situata alle Pendici del Monte Pellegrino, in quello che fu il Parco Reale della Favorita, la Casina Cinese si presenta oggi, dopo tante ristrutturazioni, come un originale ibrido stilistico con forte preminenza di elementi orientali e tocchi di neoclassico, turco e pompeiano.
La storia di questo particolare edificio palermitano passa necessariamente attraverso quella che fu la passione per le forme culturali esotiche a partire dal sedicesimo secolo, proprio quando nei principali porti d’Europa le navi portoghesi e olandesi portavano prodotti cinesi, giapponesi ed indiani in grande quantità. Il gusto della chinoiserie si diffuse in tutto il continente, anche se inizialmente riguardava solo gli interni, con tessuti, porcellane e lacche, mobilia e altri oggetti di matrice esotica.
In Italia i più importanti esempi di decorazione a cineseria furono realizzati nel Regno delle Due Sicilie, in particolare nelle città di Napoli e Palermo. Proprio nella città siciliana nel 1790 il Barone Benedetto Lombardo della Scala decise di affidare all’architetto Giuseppe Venanzio Maravuglia il primo progetto di Casina alla Cinese. Un’apertura stilistica che testimoniava la cultura cosmopolita degli intellettuali siciliani. Il successo di questa residenza suburbana alla cinese la ritroviamo nelle parole di Hugh Honour, storico dell’arte e scrittore inglese, che si occupò proprio del gusto per la cineserie in Europa. Hugh Honour la definì:
l’esempio più raffinato di cineseria italiana del tardo settecento
Poi, con l’arrivo a Palermo dei reali Ferdinando e Maria di Borbone nel Natale del 1798, la Casina venne trasformata in Real Casina Cinese ai Colli. Questo perchè il re era in cerca di un sito reale, ovvero di un vasto territorio destinato alla caccia, agli svaghi venatori e alla villeggiatura. Molti nobili offrirono spontaneamente le loro tenute. La scelta ricadde proprio sulla tenuta del barone Lombardo, nella zona che diventò per il re il Reale Parco della Favorita: 400 ettari sotto al Monte Pellegrino dove si trovava proprio questa stravagante struttura in stile cinese. Ferdinando s’innamorò subito della Casina ed incaricò lo stesso Marvuglia (e successivamente il figlio) di ristrutturare la palazzina senza mutarne lo stile.
La struttura originaria si presentava in muratura con due ordini di ballatoi lignei, ringhiere dipinte e tetti a padiglione. Marvuglia modificò le coperture sostituendo i tetti laterali con due terrazze simmetriche con colonne ed architravi lignee, mentre centralmente venne eretta una grande copertura a padiglione (la Stanza dei Venti). Fu aggiunto un portico sorretto da sei colonne in marmo in semicerchio sia nel prospetto nord che sud. Successivamente, nei lati della struttura furono edificate due torrette elicoidali collegate con i ballatoi del corpo centrale.
Cinque livelli compongono il corpo centrale: il seminterrato, il piano rialzato, il primo piano, il secondo piano e l’ultimo livello. Nel seminterrato si trova la Sala da Ballo e i Bagni (questo per permettere all’orchestra di suonare anche quando i reali facevano il bagno), alcune salette di disimpegno e la Sala delle Codine dedicata ai buffet. Qui è possibile vedere il meccanismo originario della Tavola Matematica del Marvuglia. Al piano rialzato c’è il salone di rappresentanza, Sala delle Udienze, caratterizzata da tante scritte in lingua e scene di vita orientale. Di fianco si apre la Sala da Pranzo dove, appunto, ritroviamo la famosa Tavola Matematica a saliscendi. Al re non piaceva mangiare sotto lo sguardo di estranei e della servitù, per questo il marchingegno del Marvuglia permetteva di far salire i piatti dal basso, dove era posizionata la cucina. Sul lato opposto c’è l’appartamento reale, con ambienti lussuosi e arredati con mobilio e suppellettili di valore.
Al primo piano si trovano gli alloggi per i cavalieri e delle dame, mentre al secondo piano è possibile ammirare le stanze più belle della dimora: gli alloggi della regina Maria Carolina. C’è il salotto turco, la saletta ercolana in stile impero, la camera da letto in stile neoclassico e e il magnifico bagno “gabinetto dalle pietre dure”. Infine, saliamo all’ultimo livello tramite le scale a chiocciola dalle terrazze laterali: eccoci nella Stanza dei Venti, ambiente destinato all’osservazione.
Quello che si può notare subito nella Casina Cinese sono gli splendidi arredi, dal fascino straordinario e dallo stile molto fantasioso, mentre all’esterno ci si affaccia sul giardino all’italiana. Quest’ultimo è formato da una serie di siepi che disposte a labirinto, fontane ed alberi secolari. In quelle che furono le cucine e e le stalle oggi ritroviamo il museo etnografico Pitrè, dedicato interamente alle arti e alle tradizioni popolari siciliane. Un’ultima curiosità: la Casina prendeva anche il nome di “Villa delle Campanelle” in quanto il prospetto e la recinzione erano ornate da una miriade di campanelle metalliche.
La Palazzina Cinese di Palermo merita sicuramente un visita! Molti rimangono stupiti dall’esotismo bizzarro di questa dimora, dai suoi colori ocra, verde malva e rosso, dagli interni agli arazzi fino alle decorazioni pittoriche delle stanze, con quelle sfumature stilistiche diverse epoche che ripercorrono due secoli di storia dell’arte siciliana ed europea. Le visite sono gratuite e si svolgono dalle 9 alle 19 tutti i giorni tranne il lunedì, domenica e festivi fino alle 13:00.