La Cappella Sansevero di Napoli è uno dei monumenti più visitati della città partenopea: un capolavoro di creatività barocca, uno scrigno d’arte ermetica avvolta dal mistero, uno dei monumenti più singolari e suggestivi che l’ingegno umano abbia mai concepito. La sua fama è legata indissolubilmente al Cristo Velato custodito al suo interno e alla figura emblematica del suo artefice, Raimondo di Sangro, settimo Principe di Sansevero.
La Cappella di Sansevero è una sorta di libro di pietra e per poterlo leggere bisogna capire chi era questo famoso principe dalla personalità complessa e quale fosse il suo progetto. Raimondo di Sangro era un geniale e cosmopolita mecenate, scienziato e alchimista, letterato e guerriero, genio e inventore, esponente dell’Illuminismo Europeo e Massone! Si, il principe fu il primo Gran Maestro della Massoneria Napoletana e per questo la sua Cappella viene letta come un percorso iniziatico-massonico, dove tutte le statue e le allegorie indicano alcuni momenti di questo procedere dallo stato di ignoranza, di tenebre, alla luce.
Raimondo di Sangro aveva un progetto iconografico ben chiaro, anche se molto complesso. La sua ossessione erano i posteri e il modo in cui poterli affascinare ed entrare nella storia, diventare immortale, lasciando nel tempo traccia della grandezza del suo casato. Certo è che la sua figura rimane ancora oggi avvolta dal mistero: in quegli anni, metà ‘700, l’immaginazione del popolo si trasformò in timore verso il principe. Si dice che nel suo rumoroso laboratorio sperimentasse sensazionali invenzioni nel campo dell’arte, della meccanica, della chimica e dell’idrostatica, ma anche che di notte da questo luogo si udivano strilla e rumori sordi, con fiamme vaganti e urla infernali.
Insomma, era visto come uno stregone, abile nella magia nera, capace anche di uccidere i suoi servi. Basti pensare a quelle Macchine Anatomiche che ancora oggi fanno discutere, anche se è certa la loro natura: le ossa sono vere, ma la ricostruzione del sistema cardiovascolare è stato realizzato ad hoc grazie ad una conoscenza accurata del corpo umano. Una conoscenza che per gli altri sarebbe arrivata solo un secolo dopo! Nessuna magia, solo conoscenza.
Ma Raimondo proseguì nel suo intento di costruire un’opera ricca di simbolismi, una dimora filosofale con chiari messaggi alla posterità. Ed è così che grazie a diverse committenze trasformò quella piccola cappella dedicata alla Santa Maria della Pietà in un contenitore d’arte unico ed irripetibile. Si avvalse della maestria di pittori e scultori rinomati, curando ogni aspetto della lavorazione come la scelta dei materiali.
La Cappella si mostra a navata unica longitudinale con quattro archi a tutto sesto per lato, con una magnifica volte a botte ed un pavimento con un enigmatico motivo a labirinto realizzato da Francesco Celebrano (quest’ultimo andò distrutto ed oggi ne resta solo una piccola parte originale). La volta a botte è decorata con colori vivi e sgargianti, angeli e figure che convergono verso il centro dove è presente un triangolo ed una colomba: nell’universo cristiano viene letta la Trinità, nel sistema pitegorico la lettera delta è simbolo di nascita cosmica, in quello massonico è segno del Maestro Venerabile. Segni e simboli che lasciano varie interpretazioni, alcune classiche altre massoniche. Punti di vista. Anche il pavimento labirintico, che rappresenta la difficoltà dell’itinerario verso la conoscenza.
I mausolei laterali sono dedicati agli avi della famiglia di Sangro, mentre tutti i gruppi scultorei che troviamo addossati ai pilastri rappresentano le Virtù, tappe di un cammino iniziatico che mira alla conoscenza e al perfezionamento interiore. Queste Virtù prendono le sembianze delle donne passate e presenti del casato, tranne una: il Disinganno, dedicata al padre. Tra le altre troviamo: la Pudicizia, l’Amor Divino, il Decoro, il Dominio di se stessi, l’Educazione, la Liberalità, la Sincerità, la Soavità nel gioco coniugale, lo Zelo della Religione. Descrivere e illustrare tutti i misteri e i simboli presenti in queste opere, come del resto in tutta la cappella, è davvero una missione ardua! (Visitate il sito del Museo Cappella Sansevero per saperne di più)Ma di certo possiamo soffermarci su tre opere, le più famose: il Cristo Velato, la Pudicizia e il Disinganno.
Il Cristo Velato è un’opera, un capolavoro, unico nel panorama mondiale. Il principe aveva pensato di inserirlo nella Cavea sotterranea mai portata a compimento e, ad oggi, lo troviamo posizionato al centro della navata, circondato dalle Virtù e dall’Altare Maggiore. Inizialmente fu commissionato al Corradini (autore anche del la Pudicizia) ma quest’ultimo morì nel 1752 lasciando solo una bozza in terracotta. Questo evento diede spazio al giovane artista napoletano Giuseppe Sanmartino grazie all’incarico di Raimondo di Sangro:
una statua di marmo scolpita a grandezza naturale rappresentante Nostro Signore Gesù Cristo morto, coperto da un sudario trasparente realizzato dallo stesso blocco della statua
E così fu, anche se fino ai giorni nostri anche quest’opera rimase avvolta nel mistero del suo stesso velo. Si pensava fosse il risultato di qualche alchemia o processo chimico ideato dal principe, ma quel velo, poi, si è rivelato opera solo dello scalpello di Sanmartino. La vena gonfia sulla fronte, le trafitture dei chiodi sui piedi e sulle mani, il costato scavato, i ricami del sudario e gli strumenti della Passione poste ai piedi del Cristo, le proporzioni e la regolarità dell’insieme. Dettagli senza trucco, dettagli che lasciano senza fiato e che affascinano qualsiasi persona che si presenti per la prima volta, e non solo, nella cappella.
Il Disinganno si trova alla sinistra dell’Altare Maggiore ed è un altro capolavoro eccezionale nato dalle mani del Queirolo, voluta dal principe per ricordare suo padre Antonio. Un uomo che si libera da una rete, che si divincola da quella rete che rappresenta le passioni mondane. Rimarrete molto tempo ad osservarla quella rete, perfetta, virtuosa, che ancora oggi stupisce i viaggiatori, così come lo fece nel settecento! Alla destra dell’altare, invece, troviamo la Pudicizia, conclusione di questo trittico d’eccellenza artistica. Monumento dedicato alla madre di Raimondo, Cecilia, morta quando il principe aveva solo un anno. Fu il Corradini a realizzare quest’altro velo che avvolge l’eleganza e la bellezza naturale di questa donna. Così impalpabile e aderente al corpo da esaltare le forme e renderle vive. Lo sguardo perso nel vuoto, la lapide spezzata e l’albero della vita simboleggiano l’esistenza troncata troppo presto, facendo emergere il dolore del figlio. Ma la donna è interpretabile anche come allegoria della Sapienza, in riferimento a Iside, dea della scienza iniziatica.
Simboli, allegorie, misteri, messaggi. La Cappella Sansevero mostra e nasconde se stessa e la storia di un personaggio come il Principe di Sansevero. Un luogo che davvero non potete fare a meno di visitare e che sicuramente, oltre ad affascinarvi, arricchirà il vostro bagaglio culturale!
Dove: la Cappella si trova in Via Francesco De Sanctis, alle spalle di Piazza San Domenico Maggiore, nel cuore del centro storica di Napoli. Vi ricordiamo che la Cappella è aperta tutti i gironi tranne il martedì.
Orari: nei giorni feriali dalle 9:30 alle 18:30, nei giorni festivi dalle 9:30 alle 14:00.
Tariffe d’ingresso: il biglietto è di soli 7€, 5 se avete acquista l’ArteCard di Napoli. (minori di 10 anni gratis).