«Il culto di San Gennaro? Sia bene dell’Unesco!» A Napoli presentata la candidatura

Dopo la pizza anche San Gennaro. Perdonate l’accostamento un po’ azzardato per un santo, ma è quello che succede a Napoli nei primi giorni di questo luglio di ripartenza. Nel Duomo caro al santo patrono della città di Partenope si presenta il 4 luglio la candidatura ufficiale per far entrare il santo del miracolo, e tutti i riti legati allo scioglimento del sangue prodigioso, nella Lista Rappresentativa del Patrimonio Culturale e immateriale dell’Unesco.

E a benedire la candidatura de il “Culto e devozioni di San Gennaro a Napoli e nel mondo” è stato il cardinale Sepe in persona nella chiesa gremita, ma con persone a debita distanza gli uni dagli altri, nel cuore pulsante di Napoli.


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A promuovere la candidatura una squadra decisamente autorevole: l’università Federico II con il suo Centro interdipartimentale ricerca Lupt in collaborazione con la Fondazione Fare Chiesa e Città, la Deputazione della Real Cappella del Tesoro di San Gennaro, il Pio Monte dell Misericordia, il Complesso monumentale Donnaregina-Museo Diocesano, il Comitato diocesano San Gennar Guardia d’onore alla Cripta.

Il centro storico di Napoli è già tutelato dall’Unesco dal 1995. Inoltre, “L’Arte tradizionale del pizzaiuolo napoletano”, è diventata l’ottavo bene immateriale italiano tutelato dall’Unesco, nell’ambito della tradizione enogastronomica, dopo la “Dieta Mediterranea”, bene transnazionale iscritto nel 2013.

Napoli, così, riprende il percorso per far conoscere al mondo i suoi beni più preziosi.


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