Il Cretto di Burri: land art in Italia

Il Cretto di Burri è uno dei rari esempi di Land Art in Italia ed è considerato una delle opere d’arte ambientali più grandi ed importanti al mondo. Il Grande Cretto sorge sulle rovine di Gibellina, uno dei centri distrutti dal terremoto che nel gennaio del ’68 colpì la Valle del Belice in Sicilia. 

Bastò una notte, quella tra il 14 e il 15 gennaio, a trasformare completamente un territorio e spazzare via un paese come Gibellina. Dinanzi all’impossibilità di ricostruire il centro sulle rovine, il sindaco Ludovico Corrao decise di prendere esempio dal Val di Noto, territorio risorto da un terremoto grazie all’arte. Ed è proprio grazie all’arte che Corrao volle ricostruire la nuova Gibellina: artisti come Accardi, Pomodoro, Paladino, Gregotti e Burri furono chiamati per combattere la distruzione e il senso di morte e di dolore che si respirava nel territorio. Tutti gli artisti collaborarono nella creazione della nuova Gibellina. Tutti tranne uno: Alberto Burri.

Burri volle che la sua opera non dovesse essere realizzata nella nuova cittadina, concentrandosi invece su quelle che erano le rovine del vecchio centro storico. Infatti, Burri capì subito che c’era bisogno di creare un’opera più intellettuale che estetica, una presa di coscienza, un qualcosa che portasse memoria e testimonianza di quanto accaduto, un vero e proprio sudario bianco steso sulle crepe e le rovine della cittadina.

Quando andai a visitare il posto, in Sicilia, il paese nuovo era stato quasi ultimato ed era pieno di opere. Qui non faccio niente di sicuro, dissi subito…andiamo a vedere dove sorgeva il vecchio paese. Era quasi a venti chilometri. Una stradina tortuosa, bruciata dal sole, si snoda verso l’interno del trapanese fino a condurci, dopo chilometri di desolata assenza umana, ad un cumulo di ruderi. Ne rimasi veramente colpito. Mi veniva quasi da piangere…e subito mi venne l’idea: ecco, io qui sento che potrei fare qualcosa. Io farei così: compattiamo le macerie che tanto sono un problema per tutti, le armiamo per bene e con il cemento facciamo un immenso Cretto Bianco, così che resti perenne ricordo di questo avvenimento. Ecco fatto!

Il Cretto di Burri Il Cretto di Burri

Ed è così che l’artista trasformò quelle macerie dando vita ad un luogo della memoria lungo il pendio della montagna. Un paesaggio scolpito da trincee, fratture di cemento, ovvero da quel tracciato che seguiva le strade e le vie del vecchio centro: un quadrilatero ondulato formato da grandi blocchi di cemento di circa 300×400 metri separati da profondi solchi. I blocchi misurano 10.20 metri per lato e sono alti all’incirca 1,60 metri, mentre i solchi hanno una larghezza di 2-3 metri. Il progetto fu avviato nel 1984 e portato a termine cinque anni dopo.

Il Cretto di Burri Il Cretto di Burri

Il Cretto di Burri oggi si presenta come una delle più grandi opere d’arte ambientali nel nostro paese ed una delle più rilevanti a livello mondiale. Avvicinandosi alla vecchia Gibellina è facile notare il contrasto tra l’opera e il paesaggio circostante: l’austerità del Cretto solitario, capace di evocare la terra che trema e la distruzione, è circondata dai colori e dall’ordine dei vigneti e dei terreni coltivati. La memoria di sofferenze e distruzioni incastonata in un territorio che evoca pace e serenità.

Il cretto resta per questo una delle tappe più particolari da inserire nel vostro itinerario di viaggio in Sicilia e nel trapanese.

 

[Photo Credit “immagine in evidenza”: Gabriel Valentini]

 

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